Onorevoli Colleghi! - Negli ultimi anni sono state adottate numerose iniziative, in particolare nell'ambito delle manovre finanziarie, nell'ottica di restituire maggiore efficienza e funzionalità alle pubbliche amministrazioni e di assicurare un contenimento della spesa pubblica. Ricordiamo, a titolo di esempio: le disposizioni sul blocco del turn-over e sulla riduzione programmata del personale in servizio o sulla riduzione delle collaborazioni nelle pubbliche amministrazioni; il divieto per le pubbliche amministrazioni, posto dall'articolo 18 della legge n. 448 del 2001, sia pure con le dovute eccezioni, di istituire comitati, commissioni, consigli ed altri organismi collegiali; o ancora il divieto, sempre per le pubbliche amministrazioni, di procedere all'aggiornamento delle indennità, dei compensi, delle gratifiche, degli emolumenti e dei rimborsi spesa soggetti ad incremento in relazione alla variazione del costo della vita, confermato fino al 2005 dall'articolo 36 della legge n. 289 del 2002. Da ultimo, rammentiamo la disposizione di cui al comma 593 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007), che ha introdotto un tetto generale per taluni incarichi pubblici quali dirigenti, consulenti, membri di commissioni o di collegi, fissandolo in misura non superiore alla retribuzione del primo presidente della Corte di cassazione.

 

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      Il punto cruciale della questione è proprio questo. Anche l'indennità parlamentare, prevista dalla Costituzione all'articolo 69 e disciplinata dalla legge 31 ottobre 1965, n. 1261, è fissata in misura non superiore al trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di sezione della Corte di cassazione ed equiparate. Le quote mensili spettanti ai parlamentari sono dunque determinate dagli Uffici di Presidenza delle due Camere entro tale limite. Si ritiene che male ha fatto il legislatore a non accordarle direttamente, perché ogni volta che c'è un aumento, si scatena un «finimondo» sui giornali - del resto, si sa, gli stipendi parlamentari fanno notizia - ma si omette sempre di dire che all'interno della retribuzione parlamentare vi sono da calcolare alcune voci, quali l'assegno di solidarietà e le quote per l'assistenza sanitaria, che incidono al punto da rendere il trattamento economico dei parlamentari inferiore a quello dei presidenti di sezione della Corte di cassazione. Con ciò non ci stiamo lamentando. Non stiamo affermando che i parlamentari percepiscono un'indennità bassa o inadeguata, anzi, tutt'altro. Proprio perché crediamo che chi ricopre un incarico pubblico è al servizio esclusivo della nazione, in conformità al disposto dell'articolo 98 della Costituzione, e, dunque, deve esercitare il suo mandato nell'interesse generale e non già per arricchirsi, riteniamo che il management pubblico non debba essere strapagato percependo compensi elevatissimi, ingenti emolumenti e benefit.
      Con gli articoli 1 e 2 della presente proposta di legge si modificano alcuni aspetti dell'indennità parlamentare.
      Con gli articoli 3 e 4 si propone l'introduzione di un tetto massimo, riferito all'indennità netta del presidente di sezione della Corte di cassazione, per le renumerazioni di tutti gli incarichi pubblici.
      Con gli articoli 5 e 6 si pongono, rispettivamente, limiti alle pensioni e ai vitalizi erogati dallo Stato e ai finanziamenti pubblici.
      Con l'articolo 7 si propone l'abrogazione di una norma che contrasta con le finalità della presente proposta di legge, ovvero il secondo comma dell'articolo 88 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957, che prevede per i dipendenti dello Stato e di altre pubbliche amministrazioni, nonché per i dipendenti degli enti ed istituti di diritto pubblico sottoposti alla vigilanza dello Stato, eletti deputati o senatori, qualora il loro trattamento netto di attività superi di quattro decimi l'ammontare dell'indennità parlamentare, che sia loro corrisposta, a carico dell'amministrazione di appartenenza, la parte eccedente.
      Ritenendo doveroso intervenire con urgenza in questo «mare magnum» di sprechi e di privilegi, per porre freno a spese ingiustificabili ed essere coerenti con l'obiettivo di una oculata gestione delle risorse pubbliche, si auspica una rapida approvazione della presente proposta di legge.
 

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